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La Casa Passiva

La Casa Passiva, ossia a zero consumi. Potrebbe sembrare un’utopia, invece, in alcune zone italiane è già una realtà.

Per i curiosi, una semplice ed esaustiva spiegazione di cosa si tratti la troviamo in  Wikipedia (https://it.wikipedia.org/wiki/Casa_passiva).

Il termine Casa Passiva (Passivhaus secondo il termine originale tedesco) “E’ dunque un’abitazione che assicura il benessere termico senza o con una minima fonte energetica di riscaldamento interna all’edificio ovvero senza alcun impianto di riscaldamento “convenzionale”, ossia caldaia e termosifoni o sistemi analoghi. Si tratta dunque di una casa che massimizza l’efficienza energetica.”

L’idea era già nata nel 1978 ma si dovrà attendere il 1991 perché venga edificata la prima vera casa passiva in Germania, a Darmstadt, fino ad arrivare negli anni immediatamente successivi, ad un intero quartiere di ben 52 abitazioni passive a Stoccarda.

Da quel momento il fenomeno si è allargato a livello mondiale, dando origine a veri e propri insediamenti abitativi ad impatto zero. 

In Italia si contano solo un’ottantina di edifici passivi certificati  http://www.lacasapassivaitaliana.it/quante-case-passive-in-italia/

La certificazione è il documento ufficiale che trasforma una casa passiva “teorica” in una casa passiva “reale”, rispondente cioè ad un protocollo standard (denominato appunto Passivehaus), perché l’impatto zero deve essere garantito e veritiero.

In Italia, purtroppo ci attestiamo solo al quinto posto per numero di Case Passive certificate, risultando il fanalino di coda Europeo.

Certamente, i nostri insediamenti abitativi antichi e regolamenti urbanistici vincolanti non aiutano  la crescita di questo fenomeno, benché risolutivo di molte problematiche legate all’inquinamento e agli impatti ambientali.

Una maggiore apertura si sta avendo nelle nuove costruzioni, il problema è che le aree edificabili sono molto poche e i costi per rendere la casa ad impatto zero, ancora molto alti.

Ad esempio, nelle nuove costruzioni è prevista un’autosufficienza energetica per almeno il 10% del fabbisogno totale, tramite apposizione di pannelli solari o altro. Ma i costi degli impianti sono ancora proibitivi, e, secondo me, si pone anche un lecito dubbio sul futuro smaltimento dei componenti di tali impianti, con costi che gravano sul proprietario, di fatto incidendo sul risparmio reale https://www.abbassalebollette.it/impiantifotovoltaici-news/smaltimento-pannelli-fotovoltaici-nuove-indicazioni-gse/

Nella progettazione delle nuove abitazioni si deve anche prevedere un recupero efficace delle acque reflue, destinato alla depurazione ed al riutilizzo, ad esempio, per lo scarico del wc. Questo permetterebbe un risparmio idrico notevole a vantaggio di tutti, ma la realizzazione delle vasche interrate è una spesa notevole che fa lievitare i costi di costruzione.

Ci sono però efficaci misure che permettono di recuperare, almeno in parte, le somme spese. Anche per il 2019 è stato attivato l’Ecobonus, un bonus che permette di portare in detrazione fino al 65% delle spese sostenute per il miglioramento energetico del fabbricato. https://www.guidafisco.it/bonus-risparmio-energetico-cos-e-come-funziona-nuove-detrazioni-1977

Il problema è che le spese vengono portate in detrazione sull’IRPEF o sull’IRES, un po’ alla volta, anno dopo anno, con tempi lunghissimi, affievolendo notevolmente il vantaggio fiscale (per esempio, se ad un certo punto l’IRPEF non sarà dovuta per reddito basso o altro, non si recupera NIENTE).

Di fatto, la vera Casa Passiva, resta ancora un fenomeno marginale, legato più a progetti promozionali (le poche presenti  in Italia sono quasi tutte di proprietà delle ditte che le costruiscono); finché non si metteranno in atto politiche e provvedimenti che realmente sostengano ed incentivino il privato cittadino, difficilmente sarà possibile abbandonare la strada vecchia, per la nuova.

 

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